Ulteriori mondi 

Opening reception, 1st July 2016, h 6,30 p.m., Convento di S. Maria degli Angeli, Montoro (AV). On view: 1st July-15th july 2016. Solo exhibition consisting of papier collés by Ellen G.

Ulteriori mondi personale di papier collés di Ellen G., testo critico di Franco Cipriano. Vernissage: venerdì 1 luglio 2016 h 18.30, Convento di S. Maria degli Angeli, Montoro (AV). Con il patrocinio del Comune di Montoro. Dal 1 al 15 luglio 2016.

Trame delle visioni. Una nota di Franco Cipriano per Ellen G.

Ellen G. è arkitecton di leggende del visibile. Slega e annoda mondi. Decostruisce le “rappresentazioni” nelle loro formazioni di memoria e di storia, le ritaglia dai loro contesti mediali e ne fa tessitura di altri territori del senso, mai visti prima, non abitabili se non dal sommovimento cognitivo dell’immaginazione. Un controcanto all’idea di un immaginario fatto solo di accrescimenti, slittamenti e metamorfosi della realtà è in opera come “gioco di linguaggio”. Non di semplice “fantasia” si tratta ma di trame iconografiche con l’intensità dell’invenzione edificatoria di un reale immaginativo sospeso tra la realtà sensibile e quella concettuale. Improbabile nell’ordinario concreto ma non puramente effimera meraviglia, nelle opere di Ellen G. la trama dei ritagli è, nel suo stesso declinarsi visivo-materiale, il tempo di un paradosso narrativo che incrocia l’ordito degli “inganni” di senso. La potenza immaginante, mentre proietta lo sguardo nello spazio del possibile, riflette nelle sue orbite visionarie l’interazione paradossale tra pensiero e mondo. Tra l’astrazione e la materialità delle cose s’insinua il sospetto ermeneutico della “inconcludenza” del senso: nelle immagini del mondo scava la sua cavità abissale un vedere attraverso la vista, ma anche prima e oltre d’essa. Se ciò che è pensato nelle iconosfere dell’immaginante non è semplicemente il motus “fantastico” delle cose, è nelle inspiegabili ibridazioni temporali e spaziali che le immagini divengono le materie di un mondo ulteriore, dove esse – le immagini – sono “le cose” stesse, in una regione intermedia tra mondo materiale e astrazione concettuale. Le immagini in questo mondo “di mezzo” non sono rappresentazioni di oggetti, corpi, nature, spazi; non “riproduzioni”, non hanno più corrispondenza con la loro ordinaria origine: sono un nascente universo “reale”, accedere al quale richiede una torsione visionaria del pensiero. In queste “surrealtà” del visibile la percezione ha una sua eccedente inclinazione noetica, uno stadio della conoscenza che è un atopon metaxu, uno spazio frammezzo, dove l’ulteriorità pensante in cui il ritaglio separa le immagini dalla realtà accede a inauditi, imprevedibili “impossibili” legami (i collages di Max Ernst ne sono forse il precedente più congruo, in tal senso). Nell’universo immaginale le picturae hanno la loro singolarità ontologica, non “rappresentano”: sono “mondo”. L’opera dell’artista è esperienza di un “fare mondi”, rendendo tangibili dimensioni del pensabile che oltrepassano i confini del dicibile e della memoria medesima. Il tempo e lo spazio delle cose e delle loro rappresentazioni transita in una “catastrofe del linguaggio”, da dove nel “dissolversi” degli ordini significanti si aprono faglie sorgive dell’insolito e del tremendo, là dove il thauma oracolare delle immagini inquieta la riflessione e ne fa “delirare” i confini. I papiers collés di Ellen G. sono l’enigmatica esperienza della costruzione di un territorio del meraviglioso, dove le immagini confluiscono quasi per attrazioni magnetiche l’una versa l’altro. In una sorta di teatro del non-sense, dove i frammenti cartacei tessono una “scrittura immaginante”, separandosi i reperti visivi dai loro “sistemi di comunicazione” per congiungersi in imprevedibili palinsesti e stratificazioni in cui le risonanze, le alterazioni, le trasfigurazioni sono la legge che li unisce. Tavole cartografiche dell’eccedenza di senso delle cose, percepibili nelle tonalità del mundus imaginalis, le opere di Ellen G. divengono lo spazio caleidoscopico del suo sguardo che attraversando il mondo ne “crea” un altro. Con la precisione metodologica di una entomologa, colleziona frammenti visivi, incrociandone i generi, le classi e le specie. Come per una magica alchimia immaginativa appare un inedito “racconto” in cui l’assurdo e l’improbabile sono le soglie visivo-concettuali che lo attraversano, formando vie impensabili del conoscibile e dell’inconoscibile.

Franco Cipriano